LEGA 2.0 QUALE FUTURO?

Il nostro Paese, sino agli anni ’20 del secolo scorso è stato rappresentato in Parlamento dai notabili, ovvero da quella borghesia unica detentrice del diritto di eleggerne i rappresentanti. Negli anni, l’evoluzione dei partiti, che risente anch’essa dei mutamenti sociali culturali ed economici, ha portato a significative quanto inaspettate trasformazioni: si è passati attraverso i partiti di massa sino a movimenti più o meno rappresentativi, ma certamente di peso in ordine di consenso elettorale, come quello a Cinquestelle.

Un sistema politico, quello italiano in particolare, in continua evoluzione, dalla personalizzazione del Partito introdotta da Berlusconi a cui seguirono un conformarsi di comportamenti nell’ identificare il leader nel partito e viceversa., AN con Fini, UDC con Casini,, IDV con Di Pietro LEGA con Bossi e lo stesso Cinquestelle con Grillo. Sembrerebbe ovvio, quindi, che nel tramonto del leader, il Partito o Movimento segua inesorabilmente la stessa strada, cosa non del tutto vera però, laddove il contenuto dell’azione politica resta attuale e soprattutto credibile.

Il Movimento della Lega nasce nei primi anni ’90, ed è pronto a sostenere le ragioni del Nord prima, e le ragioni della parte del Paese che produce successivamente. I lavoratori (piccole imprese e lavoratori dipendenti) acquisiscono sempre più coscienza di quanto diano al paese in termini di ricchezza, e al tempo stesso quanto marginale sia il loro peso politico, riconosciuto in termini di rappresentanza. Un Movimento quello della Lega che essendo legato più al territorio che alle vecchie ideologie raccoglie consensi in tutti gli strati della società.

Professionisti, Artigiani, Commercianti, Operai, sono prima incuriositi, affascinati poi, da un linguaggio nuovo, da una prospettiva di giustizia sociale che sappia dare risposte a chi lavora e sappia ridimensionare chi di quel lavoro beneficia senza contribuire a realizzarlo. Affascinati da un Umberto Bossi che incontra in canottiera quel Berlusconi, che con mezzi economici e mediatici non farà altro che appropriarsi e dare voce a idee e contenuti della Lega.

Vi era in quegli anni una speranza e al tempo stesso una consapevolezza che il vecchio modo di far politica, arrogante e disinteressato ai problemi della gente, potesse essere definitivamente spazzato via. La stessa quasi identica situazione vissuta da tanti elettori che oggi più per rabbia che per convinzione, hanno deciso di votare Cinquestelle o peggio di non votare.

Invertire la tendenza quindi, costruendo un’alternativa ad un Cavaliere che tanto ha promesso e poco ha realizzato, prospettando un nuovo scenario politico dove, ritornando a gli albori, la Lega riprenda temi quanto mai attuali del Federalismo fiscale, dei costi standard, della necessità di rafforzare la competitività delle imprese attraverso uno Stato più snello efficiente, argomenti che qualcuno commentava con sufficienza negli anni ’90, e che oggi la totalità del mondo politico e accademico sostiene.

Inevitabile quindi, per il nuovo corso della Lega 2.0, la necessità di una discontinuità nella continuità; da una parte chiudere con i Belsito e gestioni allegre, recuperando la fiducia dei militanti smarriti da scelte di vertice poco felici e sicuramente poco indicate ad un Movimento che ha fatto della trasparenza e della sobrietà uno dei suoi vessilli e dall’altra la necessità di riaffermare con forza e determinazione le “ragioni dell’Italia che produce” le ragioni di buon governo o più semplicemente di buon senso, che faccia recuperare il consenso di chi alla politica chiede soluzioni.

Il successo o l’insuccesso di tale prospettiva si basa su proposte e comportamenti credibili, che non lascino spazio al folclore e ai proclami senza contenuti. Maroni dovrà gestire il nuovo corso della Lega nello stesso identico modo con cui ha saputo fare il Ministro sia del Welfare che dell’Interno. Non è casuale che tanti Amministratori locali, dai Tosi ai Chiamparino, siano stati premiati in termini di consenso per la loro attività, a prescindere dalla loro collocazione politica.

E’ quindi sulle risposte e soluzioni ai problemi che si giocherà il confronto, rompendo schemi oramai superati a livello Locale di contrapposizione tra destra e sinistra e adottando anche a livello nazionale, come già avviene nelle amministrazioni locali, alleanze su progetti e programmi con “chi ci sta e condivide”. A meno che la Lega come qualcuno sostiene, non decida di diventare solo un Movimento locale autoescludendosi dalle scelte nazionali.

Enrico Mattinzoli (10.09.2012)

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