RIFORMA DELLE PENSIONI : MA DOVE STA L’ EQUITA’ ?

Gli annunci del Ministro Fornero circa i “successi” e la definitiva risoluzione del problema delle pensioni nel nostro paese, richiedono una riflessione, che a prescindere dai numeri, deve riguardare chi questa riforma l’ha pagata e continuerà a pagare.

E’ fuori discussione che la necessità di garantire alle future generazioni di poter percepire un giusto vitalizio in funzione di quanto versato è un tema di equità oltre che un dovere sociale. Al tempo stesso far pagare a pochi il costo di questa riforma risulta essere altrettanto ingiusto quanto penalizzante. Peraltro, chi oggi si vede escluso dalla pensione dopo 40 anni di lavoro e relativa contribuzione, esodato o rinviato che sia, non solo si fa carico delle future pensioni ma lo ha fatto sino ad oggi garantendo quelle passate.

Una moltitudine di “lavoratori veri”, dipendenti e autonomi che per anni hanno lavorato in fonderie, laminatoi, o davanti ad una macchina utensile, ai quali viene spiegato, che le regole sono cambiate e che ciò che valeva fino a ieri oggi non vale più.

Questo dimostra ,che le norme possono essere modificate anche con retroattività e che le certezze valgono per alcuni ma non per tutti.

Ma visto che questo sacrificio deve essere fatto, perchè non distribuirlo equamente? Perché non ridurre pensioni faraoniche di chi ha usufruito in passato di regole e norme pensionistiche che ancora gridano vendetta, quali ad esempio i 15 anni dei pubblici dipendenti, ai pre-pensionamenti dei “dipendenti” dei partiti politici, oltre che ai distacchi, ai contributi figurativi e tante altre furbizie tipiche del bel paese ?

Enrico Mattinzoli (27.10.2012)

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