RITARDO DEI PAGAMENTI: APPREZZAMENTO E PERPLESSITA’ SULL’EFFETTIVA ATTUAZIONE DEL PROVVEDIMENTO UE

Con la direttiva approvata lo scorso 20 ottobre, il Parlamento europeo ha definitivamente sancito il diritto dei creditori degli Stati membri di veder onorato il proprio credito in tempi “accettabili”. Dal 2013 quindi i fornitori di beni e servizi della pubblica amministrazione potranno pretendere la liquidazione delle loro spettanze entro 60 giorni dalla fornitura, pena l’automatica decorrenza di interessi di mora nell’ordine dell’8%.

Pur manifestando tutto il nostro apprezzamento per l’iniziativa di Bruxelles, l’Associazione Artigiani di Brescia manifesta qualche perplessità sulla reale attuazione del provvedimento.

In primo luogo vale la pena di ricordare che la direttiva UE 2000/35 recepita dal nostro paese con decreto nell’ormai lontano 2000, che prevedeva termini di pagamento perentori da parte delle imprese nei confronti dei subfornitori, non è mai stata applicata; non solo, da allora (anche a causa della crisi economica), i termini medi di pagamento sono slittati ulteriormente di 30 giorni portando l’Italia a raggiungere un altro primato negativo con 108 giorni di media nei pagamenti, vale a dire ben 55 giorni in più del resto d’Europa niente in confronto ai tempi di pagamento della pubblica amministrazione che hanno raggiunto i 188 giorni di media!

In secondo luogo l’attuazione del provvedimento licenziato dalla UE significherebbe far fronte ad un arretrato della pubblica amministrazione italiana di circa 70 miliardi!
Con tutta la fantasia possibile risulta difficile solo immaginare che con 1.800 mld di debito si possa sanare una situazione così disastrosa.

L’Associazione Artigiani di Brescia da tempo è impegnata nella risoluzione di un’anomalia tutta italiana (il termine appropriato sarebbe “vergogna italiana”), che la vide protagonista già nella formulazione del testo del provvedimento varato dal Parlamento italiano nel 2000.
Certo è che pur nell’apparente similitudine del rapporto dei termini di pagamento tra aziende private e tra aziende e pubblica amministrazione, questo può conformarsi nella forma ma non nella sostanza.

Infatti, mentre il rapporto tra aziende private lascia spazio a eventuali trattative che riconoscono spesso, maggiorazione dei prezzi in funzione dei tempi di pagamento, di contro il rapporto tra aziende e pubblica amministrazione è generalmente frutto di gara al ribasso e quindi non lasciando spazio a riconoscimenti di sorta sul prezzo.
Certo qualcuno potrà obiettare che in un libero mercato l’andamento della domanda e dell’offerta regola di conseguenza non solo i prezzi, ma anche i termini di pagamento, (a maggior ragione in tempi di crisi) nel nostro caso, la questione è quella di onorare contratti sottoscritti dalle pubbliche amministrazioni dove vi è un impegno preciso nelle scadenze che nel 90% dei casi non vengono onorati.

Ed è così che migliaia di imprese hanno chiuso o sono in procinto di farlo non a causa dell’incapacità di fare impresa ma a causa di una anomalia tutta italiana!
Quanto invece alla questione etica il cittadino si aspetterebbe dal proprio paese la stessa puntualità nell’onorare le scadenze con la quale lo Stato “impone forzosamente” il pagamento delle imposte.

Enrico Mattinzoli (28.10.2010)

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