STORIA DELL’ASSOCIAZIONE ARTIGIANI VII (E. Mattinzoli)

L’Economia bresciana, dopo un’espansione senza precedenti negli anni sessanta, sarà tra le più attive e sviluppate anche negli anni settanta e nei settori trainanti del manifatturiero: Meccanica, Metallurgia, Abbigliamento e Calzaturiero, saranno occupati il 74,5% dei lavoratori

GLI ANNI SETTANTA. 

Nel 1970 il Parlamento approva le Leggi sull’Ordinamento Regionale Ordinario, sullo Statuto dei Lavoratori e altre ancora, modificando in un solo anno l’assetto dello Stato, con una concentrazione d’interventi innovatori che non ha paragoni in tutta la storia Repubblicana

L’Economia bresciana, dopo un’espansione senza precedenti negli anni sessanta, sarà tra le più attive e sviluppate anche negli anni settanta e nei settori trainanti del manifatturiero: Meccanica, Metallurgia, Abbigliamento e Calzaturiero, saranno occupati il 74,5% dei lavoratori.

In tutta la provincia nascono nuovi insediamenti industriali accanto ai quali fanno la loro comparsa piccole attività artigianali, spesso per gemmazione su scala ridotta delle realtà più strutturate, costituendo vere e proprie filiere di subfornitura altamente specializzate. 

Il 1971 inizia con il nuovo corso del Rinnovamento, dove la “gestione” Lino Poisa esprimerà il meglio del suo passionale entusiasmo, ora nella presa di posizione a favore delle Sartorie Artigiane e contro «coloro che dichiarano che il gusto di massa sta orientandosi verso la confezione in serie, più varia e meno costosa, portando all’estinzione di ogni forma artigianale. Queste cassandre non hanno capito che il ritorno al sartoriale personalizzato è stato avvertito anche dagli industriali delle confezioni che insistono nelle loro pubblicità sulla finitura a mano»; ora contro la proposta di legge volta a imporre il riposo settimanale anche agli artigiani che «non possono piegarsi ai vincoli esistenti nel settore della fatica, subordinata all’orologio che si timbra all’uscita». 

Il 25 Aprile del 1971 di fronte a 200 Delegati, ancora una volta nel segno della «Riorganizzazione e Rinascita» ed esortando l’Assemblea affinché «l’Associazione che fu la nostra passione sia la vostra passione», verrà riconfermato Presidente Paolo Baldo e con lui verranno eletti tra gli altri: Mario Albini V. Presidente, Ivo Fabbri e Mario Venturelli che accompagneranno la direzione di Lino Poisa sino al 1989. 

Come ricorderà Paolo Baldo, tante le questioni ancora irrisolte agli inizi degli anni settanta per «1,3MLN di Artigiani del Paese con 6MLN di occupati e le quasi 25mila Aziende Artigiane della Provincia di Brescia: l’aumento costante degli oneri contributivi, la concessione del credito sempre più rarefatta e bisognosa di superiori garanzie, la difficoltà di trovare apprendisti che s’innamorino del mestiere oltre alle irrequietezze e insicurezze del personale», e illustrando il resoconto del lavoro prodotto nell’anno, ricorderà i «300 Ricorsi contro l’Ispettorato del Lavoro e il Dazio, le 600 Denunce per le Imposte, i 240 Inquadramenti agli Istituti Previdenziali, le 100 Domande di Assunzione Apprendisti, i 50 Mutui Artigiani istruiti, oltre all’Assistenza alle Aziende per complessivi 1000 dipendenti al mese».  

Risultati importanti che nel tempo hanno raggiunto a tutto il 2015 un considerevole aumento dell’operatività con l’elaborazione di 2500 Denunce dei Redditi l’anno, oltre 3000 Cedolini Paga mensili e complessivamente 58mila pratiche di finanziamento. 

Nel 1971, dopo sette anni di «dure battaglie» da parte degli acconciatori, verrà approvata la Legge che «impedirà agli estranei al settore di aprire una bottega senza sottostare alle Norme presentandosi come società di capitali, abolendo il diritto di esercitare l’attività in forma ambulante, introducendo l’obbligo per le attività esercitate presso il domicilio dell’esercente di uniformarsi a tutti i requisiti igienici, sanitari, amministrativi e togliendo la possibilità a chi esercita presso il domicilio, di vietare il controllo dei vigili per il rispetto degli orari di chiusura, oltre a fissare la distanza tra gli esercizi in rapporto alla densità della popolazione residente e fluttuante». 

In un documento Confederale del 1971, veniva richiesto un provvedimento atto a limitare il costo dell’Indennità di Esproprio delle aree adibite a Insediamenti Artigianali e un aumento delle aree con Diritto di Superficie a tempo indeterminato. Gli anni settanta vedranno, infatti, una notevole espansione di aree destinate a Insediamenti Produttivi, spesso senza alcuna visione d’insieme, in un agglomerato disordinato e confuso che, alcuni decenni più tardi si rivelerà, non solo dal punto di vista paesaggistico, devastante 

L’editoriale dell’Artigiano Bresciano del Febbraio 1972 dal Titolo «Basta è ora di finirla, quasi il 40% del nostro lavoro è fatto dai fuori legge» denunciava la difficile situazione del fenomeno dell’Abusivismo che allora come ora danneggia le attività artigiane regolari. Causa del dilagare del fenomeno era già individuata nella mancanza di norme efficaci che punissero gli abusivi. 

Nella primavera del 1972, in occasione delle Elezioni Politiche e dopo l’entrata in vigore dell’Ordinamento Regionale con il trasferimento di competenze dallo Stato in materia di Artigianato, l’Associazione Artigiani presenterà un manifesto elaborato dalla C.L.A.A.I. nel quale verrà avanzata la richiesta di «partecipazione della Categoria nell’Elaborazione dei Piani di Sviluppo Economico e delle Riforme di Struttura». 

Sempre nel 1972 continuerà la pressante richiesta al Governo di adeguamento dei minimi di età pensionabile dai 65 anni degli artigiani ai 60 anni dei lavoratori dipendenti, oltre alla necessità di «mettere  in moto il meccanismo della fiducia, dando credito a chi se lo merita e non semplicemente a chi ha già beni mobili e immobili». 

Nell’Aprile del 1972, presso il salone della C.C.I.A.A., avrà luogo l’Assemblea dell’Associazione che, favorita dalle Elezioni Politiche che si terranno tre settimane più tardi, vedrà presente un nutrito gruppo di rappresentanti politici bresciani. Il sen. Mino Martinazzoli gli Onorevoli Pietro Padula, Franco Salvi e Sam Quilleri nonché gli Assessori Regionali Sandro Fontana e Vittorio Sora. Tra i presenti anche il Vice Presidente della Provincia Ugo Pedrali Revisore dell’Associazione oltre a Piergiorgio Zecca tuttora in carica come Presidente dell’Organo di Controllo. 

Sempre da Brescia partirà la durissima protesta e il conseguente fermo dal 4 all’11 Settembre del 1972 degli Autotrasportatori. Come ricordato in precedenza le continue violazioni al “sovraccarico” (spesso imposto dagli Industriali) per la mancata applicazione della legge, sfoceranno in atti di violenza, dovuti anche a «una pesantissima azione esterna attuata con uno spiegamento di forze che faceva addirittura pensare a una provincia in stato di assedio» che porterà alla reclusione di 11 autotrasportatori oltre a numerosi processi verbali di avviso di reato 

Agli inizi degli anni settanta, ad opera di un gruppo di artigiani iscritti al P.C.I., tra i quali Fausto Muchetti e Giuseppe Valseriati ex membri di Giunta dell’Associazione Artigiani espulsi nel 1957, nasce la F.A.B. Federazione Artigianato Bresciano poi C.N.A. portando così a tre le rappresentanze dell’Artigianato presenti a Brescia. Giuseppe Valseriati sarà nel 1972 il primo Presidente della neonata Organizzazione 

Così come fu determinante per l’Associazione Artigiani la figura di Marco Zanoletti e per l’Unione Artigiani quella di Ugo Vaglia e Miro Bonetti, la nascita della C.N.A. a Brescia va ricondotta a Erminio Giori

Questi, incaricato dal P.C.I. di seguire la politica dei ceti medi, nel 1972 inizierà un’azione di sviluppo a Brescia nel campo del Commercio con Confesercenti e dell’Artigianato con C.N.A. Sarà in Via Solferino con circa 300 associati (per lo più provenienti dall’Associazione Artigiani) la prima Sede di C.N.A. 

Ricorderà, infatti, anni dopo, Erminio Giori: «costruire ex novo un’organizzazione che andasse a inserirsi nel variegato mondo dell’artigianato già tradizionalmente occupato dalla storica Associazione Artigiani e dall’UPA sorretta dal mondo cattolico, non fu impresa da poco. Si trattava di un continuo tour in provincia in riunioni interminabili per convincere i compagni e non compagni della bontà dell’iniziativa». Successivamente, dopo un’esperienza di Consigliere Regionale, nel 1976 Giori passerà dal P.C.I., dove era funzionario, alla C.N.A. come Segretario Generale. 

Il 1973 segnerà la prima grave crisi dell’economia, ponendo fine a quasi un trentennio glorioso di enorme prosperità, dove la pressoché ininterrotta crescita di ricchezza era stata maggiore di quanto fosse stata nei mille anni di storia precedenti. 

L’introduzione dell’IVA nel Gennaio 1973 sostituirà il 6/10 delle Imposte italiane in particolare l’IGE e l’Imposta sul Consumo e sarà salutata da Lino Poisa come «la tassa rivoluzionaria della giustizia, non solo dell’ordinamento fiscale, ma del costume e della mentalità dei cittadini verso lo Stato. Diciamo quindi volentieri addio alla vecchia IGE distorta ed evasa fino nel sogno, ai concordati che hanno rappresentato patteggiamenti e baratti fin anche di coscienza». 

Va ricordato che agli inizi degli anni settanta il Debito Pubblico Italiano era di circa 13MLD di Euro e un rapporto Debito/PIL del 37%, a distanza di 45 anni il nostro Debito è di 2.220MLD e il rapporto Debito/PIL è salito al 134%. 

Il 28 Dicembre del 1973, presenti diciotto rappresentanti delle Confederazioni Artigiane Lombarde, viene costituito il Consorzio Regionale Cooperative Artigiane di Garanzia della Lombardia, consentendo agli artigiani soci di Cooperative Artigiane di Garanzia, per effetto della Legge Regionale, di effettuare operazioni di Credito Agevolato se assistite dalla fidejussione della Cooperativa. Lo stesso provvedimento consentirà la costituzione del Patrimonio delle Cooperative assegnando un contributo pari al doppio di ciascuna quota sottoscritta e versata dai soci, oltre ad un contributo regionale sul tasso d’interesse del 3,50% per ogni operazione di credito. Del nascente consorzio farà parte come Sindaco Supplente Lino Poisa. 

Sarà poi nel Luglio del 1974 che verrà costituita presso la Sede di Via V. Emanuele con la presidenza di Mario Venturelli e appena 249 soci la Cooperativa di Credito e Garanzia per gli Artigiani Bresciani che con il supporto della Regione nella costituzione del Capitale e la sottoscrizione di un massimo di 8 quote pro capite di Lire 10mila cadauna, consentirà ai soci un finanziamento massimo di 2,5MLN di Lire rimborsabili in 24 mesi. 

La costituzione della Cooperativa, cresciuta negli anni, e a tutti gli effetti l’anima finanziaria dell’Associazione, ha garantito in oltre quarant’anni di attività ai quasi 24mila soci a tutto il 2015 oltre 1,7MLD di Euro di finanziamenti.  

Il 1974 vedrà la costituzione presso la Sede di Via V. Emanuele del Centro Lombardo Studi Artigianato alla quale aderiranno le Associazioni di Mantova e Como. Primo compito del Centro Studi sarà quello analizzare e formulare proposte all’introduzione della Legge Quadro per la disciplina dell’Artigianato, superando le Norme del 1956. 

Verranno aperti in quell’anno i primi uffici stabili dell’Associazione a Desenzano del Garda e a Orzinuovi, mentre l’attività di assistenza in provincia continuerà a essere garantita da 43 recapiti generalmente ubicati presso Comuni, Agenzie delle Assicurazioni Generali, nonché Bar e Ristoranti. 

Il 23 Maggio del 1974 sarà inaugurata presso il Quadriportico di Piazza Vittoria la seconda Mostra Selettiva dei Maestri Artigiani che verrà, con una decisione della Giunta dell’Associazione, sospesa il giorno 29 «quale espressione di partecipazione profonda e dolorosa al gravissimo lutto che ha colpito con vile e mostruosa violenza il cuore della nostra città dopo la Strage del 28 Maggio di Piazza Loggia». 

I funerali delle vittime della Strage, dove il Capo dello Stato Giovanni Leone e i Ministri presenti verranno duramente contestati dalla piazza quali rappresentanti delle Istituzioni, segneranno la fine del ”matrimonio” di Bruno Boni con la città che lo aveva visto principale riferimento politico e amministrativo per quasi trent’anni. 

Sempre agli inizi degli anni settanta, anche grazie all’intuito dell’allora Presidente A.S.M. Cesare Trebeschi supportato dalla direzione di Renzo Capra, verrà avviata la rete di Teleriscaldamento utilizzando il calore generato dall’incenerimento dei rifiuti urbani. L’avvio della nuova realizzazione coinciderà nel 1973 con la prima grave crisi energetica del dopoguerra. 

La prima metà degli anni settanta finisce con un appello alle forze politiche nell’editoriale de l’Artigiano Bresciano che, dopo quarant’anni, potrebbe essere riproposto senza alcuna revisione, a dimostrazione del fatto che le problematiche che le imprese italiane si trovano ogni giorno ad affrontare sono purtroppo esattamente le stesse: «è necessario quanto prima che il Governo affronti il tema della semplificazione delle scritture contabili e dei rapporti tributari e la rimozione dei mille e mille rivoli di adempimenti burocratici e cartacei che soffocano l’Artigiano». 

Scriverà Lino Poisa nell’invito al tesseramento del 1975 «noi vogliamo un artigiano di lotta che sappia coagulare gli artigiani in uno sforzo di rivendicazione che dai borghi alle città faccia sentire la sua forza e la sua voce, senza anacronistici ritiri dietro il paravento di una rispettabilità borghese mai tenuta in conto dai pubblici poteri».

 

 

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