BASTA CON LE IMPOSTE SUI RIFIUTI, PAGA CHI NON FA LA DIFFERENZIATA novembre 2007

Legambiente dà ragione a Mattinzoli

Mai più tassa sui rifiuti. O meglio, «arriveremo alla situazione in cui la famiglia pagherà soltanto per i rifiuti indifferenziati che produce. Non sborserà niente per la carta, il vetro, la plastica, l’organico che metterò in appositi sacchetti».

L’assessore Enrico Mattinzoli spiega quale è l’obiettivo centrale del prossimo Piano provinciale decennale dei rifiuti, che entro dicembre consegnerà alla Giunta per poi farlo passare in consiglio. Se debitamente incentivati i cittadini sapranno essere virtuosi e allora veramente caleranno gli scarti prodotti, veramente si potrà toccare l’ambizioso traguardo del 70% di raccolta differenziata nel 2016.

Finora sono pochi, nemmeno la metà, i Comuni che hanno trasformato la tassa fissa in tariffa cioè commisurata alla produzione di immondizia. Nel capoluogo esiste la tariffa che è risultato dell’estensione della casa e del numero dei suoi abitanti. Così come è poco diffusa la raccolta porta a porta, unico modo per quantificare davvero cosa c’è nei sacchetti. E a proposito di sacchetti, dal I gennaio un bando offrirà a trenta paesi l’utilizzo di appositi sacchetti, tali da consentire la permanenza dell’organico fino a tre giorni senza puzzare troppo.

Il più virtuoso è Adro, col 67.93%, il meno virtuoso è Collio col 4.23%, addirittura in calo nel 2006 rispetto al 5.29% del 2005. Il consueto annuale “Quaderno dell’Osservatorio provinciale sui rifiuti solidi urbani e la raccolta differenziata”, con i numeri del 2006, ha dato la patente di primo e ultimo. Che non è meramente teorica perchè il conferimento al termoutilizzatore di Asm si paga in base alla percentuale di differenziata raggiunta.

In tutti i Comuni si attua la raccolta differenziata, con risultati molto diversi. La media provinciale è passata fra il 2005 e il 2006 dal 33.22% al 34.21% ma ai primi posti, con oltre il 50% sono soltanto in tre, dopo Adro Urago d’Oglio col 58.65%, Collebeato col 51.90%. Solo un terzo dei comuni bresciani ha raggiunto l’obiettivo del 35% posto dal decreto Ronchi. Il capoluogo che si era dato lo slogan “la meta è la metà” è lontano. E l’assessore provinciale Enrico Mattinzoli chiude la polemica con la Loggia perchè Legambiente gli ha dato ragione: Brescia è al 35.79% non al 43% “come faceva credere con conteggi sbagliati e comunque non in linea con gli altri”.

E’ la raccolta porta a porta vincente, secondo Mattinzoli. Nel 2006 sono stati attivati 51 servizi di questo genere in più ma i cassonetti sono ancora predominanti. Si tratta di un’organizzazione più costosa del normale tuttavia si può pareggiare con lo sconto che si ottiene sullo smaltimento. Anche le spese per il servizio di raccolta dei rifiuti variano molto da località a località. C’è chi spende quasi 300 euro a tonnellata e chi ne spende 100, la media è di 168.0. Occorre fare di più. Più porta a porta, più isole ecologiche, più insistenza sull’organico, passaggio dalla tassa alla tariffa. Questi i prossimi impegni e i capisaldi del piano provinciale.

(ILBS – Giulia Franzi)

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