CARBOFER, VIA LIBERA DEL TAR dicembre 2005

Il Tribunale amministrativo dà ragione alla Provincia
Via libera allo smaltimento annuo di 30mila tonnellate di rifiuti industriali non pericolosi. Il Tar di Brescia ha respinto il ricorso presentato agli inizi di novembre dal Comune di Piancamuno e dalla Comunità Montana, che chiedeva la sospensione dell’autorizzazione rilasciata alla ditta dall’Amministrazione Provinciale di Brescia.

Ma il sindaco non si arrende e promette di proseguire la sua battaglia legale. Soddisfatto invece l’Assessore Provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli: «La decisione del Tar di Brescia conferma la correttezza del lungo iter autorizzativo iniziato il 10 giugno 2002 dalla Provincia e avvalorato dagli studi e dai pareri di Arpa e Asl. Abbiamo imposto alla ditta il divieto di trattare rifiuti pericolosi; per questo non ci sarà alcun pericolo per i cittadini».

Mattinzoli ricorda le diverse limitazioni imposte dal suo Assessorato alle richieste della Carbofer, al fine di tutelare ambiente e abitanti: « Abbiamo sfrondato di molto le richieste dell’azienda, che chiedeva di smaltire 102 tipologie di rifiuti, di cui 15 pericolosi. Non verrà nemmeno realizzato il nuovo capannone da 5mila metri cubi». Un’ulteriore garanzia per l’ambiente: «Gli impianti di abbattimento delle emissioni già installati sono stati calcolati sull’eventuale smaltimento di rifiuti pericolosi e risultano così sovradimensionati rispetto ai rifiuti che tratteranno: una garanzia in più per l’ambiente».

Il sindaco Garatti è amareggiato ma convinto a proseguire la sua battaglia legale: «Rispetto la sentenza del Tribunale, ma daremo incarico al nostro avvocato di vagliare tutti i possibili ricorsi. Il perché è presto detto: le tipologie di rifiuti che l’azienda tratterà non saranno pericolose ma sicuramente inquinanti. Si aggiunga il fatto che, se da una parte si riduce il quantitativo di materiale che può transitare nell’impianto, dall’altra si lascia il controllo del tonnellaggio alla stessa azienda». Per il sindaco «è stata rilasciata una concessione senza verificare lo stato di inquinamento del sito, dove per anni si è trattato materiale inquinante. Chiederemo urgentemente un sondaggio approfondito del terreno».

Va precisato che l’amministrazione di Piancamuno non ha mai voluto la chiusura della Carbofer (proprio per tutelare i diversi posti di lavoro) ma ha sempre pensato anche alla difesa della vocazione turistica del territorio camuno, che stride pesantemente con l’attività di un’azienda pericolosa, proprio all’imbocco della Valle Camonica, a pochi metri da un centro abitato (Pian Camuno), ai piedi di una località turistica di richiamo internazionale (Montecampione) e a pochi chilometri da un’importante località termale. A preoccupare il sindaco sono anche le possibili ripercussioni sulla salute dei suoi abitanti.

Nel recente convegno organizzato sul «caso Carbofer» il medico del lavoro ha sottolineato come – tra il 1980 e il 1993 – la mortalità e le malattie gravi della popolazione maschile locale hanno subito un inquietante aumento: ben 6.380 decessi (261 collegati alle malattie da polveri), 219 per tumori al fegato, 534 all’apparato respiratorio e 100 per patologie alla bocca e alla faringe. I decessi per silicosi sono stati addirittura 69.

L’esperto ambientale Roberto Carrara ha parlato di un sito che «conserverebbe materiali tossici risalenti alle precedenti lavorazioni industriali», manifestando preoccupazione sulla salute delle falde acquifere nel sottosuolo dell’azienda.

(BSOGGI – Pietro Gorlani)

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