DIBATTERE PER FARE SQUADRA ottobre 2009

Colloquio a ruota libera con Enrico Mattinzoli. Tutti conoscono A2A. Il profilo algido del termoutilizzatore svetta imperioso sui tetti della città, un monolite ipermoderno di cui si conoscono a grandi linee le funzioni ed i pregi. Tutti ricevono le bollette e le comunicazioni dell’azienda per i servizi offerti. Sui giornali, fiumi d’inchiostro sono stati versati per raccontare le ultime vicende amministrative della società e l’uscita di scena di Renzo Capra, deus ex machina della gloriosa Asm di un tempo.

Eppure, fuori dalla cerchia ristretta della nomenclatura e della classe dirigente si ha la netta sensazione che la gente comune non abbia ancora un’idea precisa del nuovo colosso bresciano-milanese, così come delle attività della filiera e delle tecnologie impiegate. E pochi sono coloro che conoscono le norme relative all’organizzazione ed al funzionamento della società di via Cefalonia.

Ne abbiamo parlato con Enrico Mattinzoli, classe 1954, una vita trascorsa come imprenditore nel campo della ricerca e dello sviluppo di componentistica aeronautica, ex assessore provinciale per due mandati della giunta Cavalli con delega all’Ambiente, Ecologia, Attività Estrattive ed Energia.

Membro del Consiglio di Sorveglianza di A2A, Mattinzoli è inoltre presidente di Assoartigiani Scrl e dell’Associazione Artigiani di Brescia. Un’occasione questa per fare il punto della situazione anche sull’andamento del settore artigiano in tempo di crisi.

A2A nella percezione comune sembra essere meno bresciana di quanto invece non lo sia in realtà e, rispetto alla vecchia Asm, l’immagine dell’azienda pare essersi allontanata dalla sua utenza di base. Non crede che vi sia oggi un deficit di comunicazione che rischia di far apparire A2A un fornitore di servizi come Enel o Telecom?

«I bresciani erano abituati ad una Asm ben radicata sul territorio. Oggi con A2A, probabilmente pensano che nell’intesa con Milano, in fatto di scelte, qualcosa sia cambiato, senza considerare quanto Brescia incida in questo accordo in termini strategici e tecnologici. Brescia rappresenta, infatti, un’eccellenza di livello mondiale: non è un caso che il T.U. (termoutilizzatore) e lo stesso depuratore di Verziano siano considerati i migliori impianti del mondo, oltre al fatto che smaltire rifiuti a Brescia, costa ai bresciani molto meno (in alcuni casi la metà) che in ogni parte d’Italia. Riguardo alla comunicazione, probabilmente si è pensato bastasse lavorare bene, garantendo servizi efficienti a costi contenuti, senza far risaltare il confronto con altre realtà locali. A2A continuerà ad essere un’azienda ben radicata sul territorio, di cui i bresciani saranno sempre più orgogliosi.»

Pensando alle operazioni ad ampio raggio condotte da A2A (come la gestione del termovalorizzatore di Acerra) viene da chiedersi se non si stia profilando un ruolo futuro da azienda di progettazione. Secondo lei non si corre il rischio che questo possa verificarsi a scapito dell’erogazione dei servizi di A2A nei suoi territori di competenza?

«Paroli e Moratti di certo non permetteranno che i servizi pubblici per i loro concittadini passino in secondo piano. Il core business dell’azienda d’altronde rimane sempre quello dei servizi al territorio: energia elettrica, acqua, gas, teleriscaldamento e gestione dei rifiuti. Ad Acerra portiamo il nostro contributo di professionalità sfruttando la tecnologia bresciana con un giovamento economico sicuro a favore della nostra città».

Il cittadino, infatti, si aspetta sempre un ritorno diretto degli utili in termini di servizi. Con la quotazione in borsa di A2A è possibile invece che si facciano investimenti strategici che non comportino vantaggi immediati per il consumatore finale?

«La governance della società è pubblica e l’interesse del pubblico passa attraverso una crescita e sviluppo costanti. Quando si acquista ad esempio una grossa partita di gas, i prezzi dipendono dalle quantità; ecco perchè è necessario che la nostra azienda aumenti i volumi con il duplice scopo di aumentare utili, contenendo i costi per l’utenza».

Sull’asse Brescia-Milano ogni ipotesi di scissione allora è scongiurata?

«E’ un’eventualità impraticabile. Attualmente l’azione di Tarantini e Zuccoli e dei rispettivi Consigli sta portando con successo all’ottimizzazione della governance duale tra Sorveglianza e Gestione».

Da presidente dell’Associazione Artigiani di Brescia, come valuta la situazione economica delle imprese associate e dell’accesso al credito?

«Il Confidi di Associazione Artigiani Brescia è tra i più importanti in termini di operatività in Lombardia; quest’anno chiuderemo con 200 milioni di euro di affidamenti. A livello generale si sta verificando una lenta e graduale ripresa, anche se gli effetti sugli ordinativi non si avranno prima del secondo trimestre del 2010. Per quanto riguarda l’accesso al credito dobbiamo purtroppo constatare la continua spersonalizzazione dell’impresa, oramai la bancabilità è legata ad un prodotto matematico (rating Basilea 2) che decreta senza appello l’accesso alle linee di credito. Un’eccezione la fanno le Casse di Credito Cooperativo della nostra provincia che, per quanto possono, a differenza della maggior parte dei grossi gruppi bancari, continuano a scommettere sullo sviluppo delle piccole e medie imprese. L’interrogativo che ci poniamo è quello di quanto le aziende riusciranno a mantenere occupazione e attività prima dell’avvio della ripresa».

Lei è iscritto all’Albo dei Giornalisti. Che idea si è fatto del caso Boffo e della bufera che recentemente ha investito la stampa?

«Premesso che la libertà di stampa è sacrosanta, al tempo stesso ritengo che l’utilizzo di questa per attacchi personali, voglio sperare senza uno sfondo politico, non giovi a una corretta informazione. Feltri è senz’altro un giornalista con qualità sopra la media, ma questa volta, con il caso Boffo ha esagerato. L’informazione, ma l’informatore in particolare, ha un ruolo sociale che va ben oltre la cronaca».

(12MESI – Paoloemilio Bonzio)

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