IL FUTURO ASSOCIATIVO

Rafforzare l’identità sociale di persone che condividono uno stesso pensiero e percorso d’impresa e la trasmissione di solidarietà tra associati, intesa come scambio di esperienze, è e può essere la nuova frontiera dell’associazionismo da affiancare alla offerta di servizi.

Oggi, le mutate condizioni politiche e sociali vedono l’adesione associativa sempre più improntata sui benefici che ne derivano e la competizione tra Organizzazioni di rappresentanza è e sarà sempre più incentrata sul problem solving, ovvero sulla capacità di generare soluzioni a problemi, sostituendo, di fatto, l’approccio ideale con quello pragmatico.

Un’adesione temporalmente quindi sempre più limitata alla risoluzione del problema (richiesta di finanziamenti, adempimenti normativi non ricorrenti), lo dimostra il fatto che il 15% degli associati non fidelizzato attraverso servizi continuativi spesso non rinnova l’adesione.

In sostanza, rafforzare l’identità sociale di persone che condividono uno stesso pensiero e percorso d’impresa e la trasmissione di solidarietà tra associati, intesa come scambio di esperienze, è e può essere la nuova frontiera dell’associazionismo da affiancare alla offerta di servizi.

Quindi, legare la partecipazione alla vita associativa a un progetto specifico di settore o categoria di appartenenza, tale da far coincidere al momento formativo quello di crescita del gruppo di interesse.

Il futuro dell’associazionismo dovrà vedere organizzazioni più forti e federate tra loro a livello locale, con una rappresentanza unificata e struttura snella a livello nazionale.

Tale prospettiva presuppone un rafforzamento delle sinergie tra Organizzazioni di Categoria, anche disomogenee tra loro (Artigiani, Commercianti, Piccola Industria) tendenti ad accorpare ed esaltare le rispettive eccellenze, con il duplice scopo di attuare economie di scala, eliminando sovrapposizioni e inefficienze, per offrire servizi sempre più qualificati. 

Tutto ciò si renderà attuabile, tanto quanto le varie dirigenze associative presenti sul territorio sapranno essere lungimiranti nel privilegiare l’interesse comune di categoria, oltre che sociale, a quello particolare individualistico. 

Rappresentare un’Associazione significa conoscerla, ovvero conoscere gli associati in termini di esigenze, umori, aspettative e idealità, legittimandone al tempo stesso la loro azione all’interno della società. 

Non solo azione di lobbyng, quindi, nei confronti della politica e della società, ma azione strategica e propositiva che sappia vedere attraverso un arco temporale più ampio di sviluppo la crescita economico sociale del territorio. 

Spesso, in particolare negli ultimi anni, l’inadeguatezza della classe politica ha portato il sistema economico del Paese a sostituirsi alla politica stessa, occupando spazi, cosiddetti di non pertinenza. 

E se da un lato, si può intravvedere un’illegittima ingerenza, oltre che una contraddizione in termini di “mission”, è, altrettanto evidente che le imprese, l’economia, quindi il futuro del Paese, non possono permettersi di essere in balia di una crescente incompetenza di politici improvvisati. 

Quindi, l’obbiettivo dell’Associazione è e dovrà essere quello di realizzare una linea politico-strategica lungimirante che sappia coniugare efficienza associativa e senso di appartenenza, inteso come reale partecipazione di ogni associato alle scelte dell’Organizzazione nel sapersi adattare ai mutamenti della società, proponendo al legislatore possibili percorsi normativi. 

La nostra azione dovrà essere in grado di dare rappresentanza anche ai non associati che, attraverso le nostre azioni, possano identificarsi nei nostri principi ideali e culturali. 

Ma se è vero che la sfida è in gran parte incentrata sul problem solving e che sulla sua efficacia si basa la scelta di iscriversi all’Associazione, diviene essenziale l’accessibilità ai servizi, la comunicazione delle sue funzioni, l’affidabilità, la professionalità e la tempestività di risposta. 

La società contemporanea ci ha assuefatto e, al tempo stesso, abituato alla mediocrità e al qualunquismo, accompagnato al declino dell’uomo pubblico, che fa crescere una apatia dei cittadini verso la politica. 

L’ambiziosa sfida, dunque, è quella dell’impegno di ognuno di noi nell’invertire la tendenza, guidando la nostra Nazione, attraverso le nuove generazioni, verso un nuovo Rinascimento.

Enrico Mattinzoli (12.10.2015)

 

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