MODERNITA’ E DECADENZA

Qualche settimana fa, in occasione del 70° dell’Associazione Artigiani, in piazza Paolo VI a Brescia, ammirando le opere in ferro battuto del Maestro Bonometti di Gussago, ho avuto la dimostrazione di quanto anche nell’arte si manifestino i segni di decadenza della modernità.

Le opere di Bonometti plasmate dal fuoco e dalla sapiente mano dell’artista parlano senza necessità di essere spiegate. L’aura, ovvero quella sovrapposizione di sapere che si deposita nell’oggetto facendogli acquisire un’anima, è la manifestazione di eternità che la contraddistingue e la rende unica. 

Guardandoci intorno e osservando senza un particolare occhio critico gli oggetti che ci circondano nel quotidiano, anche nel mondo dell’arte, risulta evidente quanto l’aura sia sempre più l’elemento mancante, proprio perché oggetti trattati come merce e oggetto di scambio. 

Tanto nell’arte come nella società si è passati nella quasi totale indifferenza dalla Bottega del Verrocchio, dove il giovane Da Vinci muoveva i primi passi, all’oggetto inanimato di serie. 

Risulta quindi naturale che in una società, dove l’immagine appiattisce la parola, ma soprattutto i contenuti, e l’essere lascia posto all’avere e all’apparire, non ci sia posto per la riflessione e per il gusto del bello. 

Il passaggio dalla società tradizionale e al suo spirito soggettivo, alla razionalità tecnica e allo spirito oggettivo, porta inesorabilmente al dissolvimento dei vincoli di appartenenza, alla conseguente standardizzazione dell’individuo, al trionfo dell’effimero e del banale. 

Arte e società quindi vivono la loro decadenza, quasi come la parola comunità, nel senso di bene comune, suona sempre più vuota e priva di contenuti. 

Il tracollo del pensiero, dell’azione di lungo periodo, l’indebolimento delle strutture sociali, che riducono i progetti a breve termine, sono una costante alla quale sembra ci si debba inesorabilmente rassegnare.  

Sviluppo fine a se stesso dunque, dove l’uomo ha sempre meno un ruolo da protagonista, e dove il sopravvento dell’economia monetaria rende impersonali anche i rapporti sociali.  

Ripartire quindi da un nuovo capitale sociale che sappia superare l’attuale situazione di degrado e decadenza e possa, attraverso la cooperazione sociale, la partecipazione inclusiva, e una rete di fiducia e valori, ricreare le condizioni di un nuovo e ritrovato rapporto sociale, dove il carattere etico e morale dell’esistenza sappia ricostruire e valorizzare i legami tipici della comunità. 

Far rivivere quindi, come nelle opere di Giuseppe Bonometti, l’aura perduta nella modernità ritrovando il senso di comunità.

Enrico Mattinzoli (11.11.2015)

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