PUNTI ACQUA: NEL PRIMO ANNO EROGATI 5 MILIONI DI LITRI agosto 2010

Boom di prelievi nelle strutture bresciane

L’idea dei «Punti acqua» era stata progettata e finanziata nell’autunno del 2008 dall’allora assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli che aveva gettato le basi del progetto attraverso un protocollo d’intesa siglato con l’Aato, di cui Mattinzoli era anche Presidente.

Tre gli obiettivi dichiarati: il primo quello di promuovere la riscoperta e la valorizzazione dell’acqua distribuita dagli acquedotti del territorio; il secondo contenere la produzione di rifiuti a diversi livelli e il terzo sostenere le famiglie in tempi di crisi. In riferimento alla tutela dell’ambiente, finalità del Punto acqua è diminuire l’inquinamento generato dal trasporto su camion delle bottiglie di acqua minerale, favorendo al tempo stesso il riutilizzo dei contenitori in vetro.

Quasi 5 milioni di litri, pari a poco più di 3 milioni di bottiglie, quelle classiche da un litro e mezzo. È questo il bilancio del primo anno di «attività» dei Punti acqua sparsi un po’ ovunque sul territorio provinciale. È il segnale che l’esperimento avviato alla fine dell’aprile 2009 – il primo distributore venne inaugurato a Padenghe sul Garda nell’anniversario della Liberazione – ha ottenuto il consenso dei bresciani. Come d’altro canto testimoniano le lunghe code che quotidianamente si registrano da Nave a Poncarale davanti alle «stazioni di rifornimento».

Per comprendere il significato di questo dato, che  assomma 1.434,70 metri cubi di acqua naturale prelevati, 1.134,40 mc di refrigerata e 2.288,60 mc di gassata – per un totale di 4.857,7 metri cubi, pari a 4,8 milioni di litri – è fondamentale tenere presenti alcuni fattori. Innanzitutto il primo anno di «lavoro» dei Punti acqua non corrisponde a 365 giorni, come nel consueto calendario: gli erogatori, infatti, sono in funzione solamente alcuni mesi all’anno: rimangono infatti chiusi dal 15 novembre al 15 marzo, giorno più giorno meno, per evitare il rischio di congelamento dei tubi o di rottura degli impianto. Questa primavera, ad esempio, la riapertura dei distributori è slittata in numerose località a causa del gelo persistente.

Una crescita esponenziale. Altro fattore da tenere bene in considerazione è che al principio i Punti acqua erano solamente sette: tanti erano stati infatti i Comuni che, approfittando del contributo pubblico di 20mila euro, avevano provveduto nei primi mesi del 2009 a realizzare il proprio distributore di acqua gratuito. Nei mesi immediatamente successivi, all’elenco si erano aggiunti altri 24 Comuni, per un totale di un primo gruppo di trentuno paesi. Con il passare dei mesi il numero degli impianti è cresciuto vertiginosamente, arrivando a registrare un raddoppio. A un anno di distanza il numero complessivo degli impianti è arrivato a toccare quota 81: tanti erano alla fine dello scorso aprile i Punti acqua sparsi nel Bresciano, già realizzati ed attivi, alcuni da molto tempo, altri da pochi mesi. Altri dieci distributori sono attualmente in fase di costruzione o messa a punto, oppure sono stati completati e hanno iniziato a funzionare.

Da ciò si evince che i 5 milioni di liquidi che in un anno hanno dissetato i bresciani comprendono bottiglie proveniente da impianti nuovi o nuovissimi, come quello di via Franzinetti a Brescia, che al momento di «tirare le somme» era attivo solamente da dieci giorni; ma anche contenitori riempiti servendosi da Punti acqua già collaudati, come quello di Gardone Valtrompia, forte di 209 giorni di attività. Anche per questa ragione – visto e considerato che la maggior parte delle «stazioni di rifornimento» va ancora all’asilo, o al massimo alle elementari – le cifre impressionano. Due esempi per rendere l’idea: a Castegnato, nei 201 giorni in cui il Punto acqua è stato in funzione, sono state prelevate, in media, 950 bottiglie da un litro e mezzo di acqua al giorno; a Pralboino, dove il Punto acqua conta 244 giorni di lavoro, i cittadini hanno consumato mediamente 890 bottiglie al giorno, tutti i giorni.

Fra i principali fruitori e gli estimatori dei Punti acqua ci sono senza dubbio gli anziani. Forse perché a qualcuno parrà di tornare vecchie abitudini. A quando… c’era una volta il pozzo; metri macinati tutti i giorni con il secchio a mano o in spalla: pochi per chi aveva la fortuna di attingere acqua in cortile o dietro l’angolo di casa, molti per le famiglie costrette a recarsi alla sorgente comune, distante anche centinaia di metri. Correvano i primi del ‘900. Da allora è passato un secolo. Ora i «pozzi» non sono più di pietra – con immancabile contorno di erbacce e fiori selvatici – e invece dell’acqua torbida e amarognola zampilla un liquido a scelta: dai beccucci può essere spillata acqua naturale, refrigerata oppure gassata. L’estetica è uniforme: «casottini» col tetto spiovente, che sovrasta una struttura in marmo da cui fuoriescono tre rubinetti. Nostalgia a parte c’è un’altra motivazione che sta alla base del successo dei Punti acqua, ed è senza dubbio la gratuità del servizio, che consente un notevole alleggerimento del bilancio familiare. L’utilizzo delle «stazioni di rifornimento» ha consentito a molte famiglie di eliminare una voce di spesa pari circa a 300 euro l’anno.

(GDB – i. ro.)

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