REDDITO DI SOPRAVVIVENZA PER I LAVORATORI AUTONOMI IN DIFFICOLTA’ (E. Mattinzoli) novembre 2014

Sono 350mila i lavoratori autonomi che dall’inizio della crisi hanno cessato l’attività e che per sostenere la loro impresa e l’occupazione hanno prosciugato, prima di cessare, fino all’ultimo risparmio

Aziende e professionisti che in tanti anni di attività hanno pagato tutto quanto c’era da pagare, oltre che per i loro dipendenti anche per loro stessi.

In genere parliamo di persone che hanno superato i 55 anni di età, quindi difficilmente occupabili e al tempo stesso con un’anzianità contributiva che non consente di accedere alla pensione.

In questa situazione, decine di migliaia di ex lavoratori non hanno alcun ammortizzatore sociale.

Parlare di reddito di sopravvivenza quindi deve poter essere possibile anche per coloro che non per loro negligenza, (penso ad aziende chiuse perchè i loro committenti sono falliti) hanno dovuto chiudere l’attività.

Va quindi pensata e prevista, al più presto, anche attraverso una contribuzione aggiuntiva, una sorta di cassa integrazione per gli autonomi, che consenta a chi ha dovuto cessare l’attività, di poter sopravvivere, in attesa di trovare occupazione.

Non è tollerabile che un paese civile non sappia riconoscere chi ha dato tanto alla comunità e che, nel momento del bisogno, proprio perchè autonomo non possa godere di alcun “diritto di cittadinanza”.

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