SOLO IL 12% DELLE IMPRESE ITALIANE HA UN TITOLARE DI ETA’ COMPRESA TRA I 25 E 34 ANNI

Nel nostro Paese non vi è certo carenza di intelligenze e creatività dei nostri giovani, ma pare sia venuto meno l’entusiasmo, la voglia e spesso la necessità di rischiare, alle quali aggiungerei quella “fame del dopo guerra” che ha fatto grande l’Italia.

Il tasso di abbandono e dispersione scolastica degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni è del 17%, ben superiore alla media europea che si attesta al 12%.Per quanto riguarda il ciclo di studi universitario e post-universitario lo completa solo il 22,4% degli italiani nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni, contro il 51% del Lussemburgo, il 40% della Polonia e il 22,8% della Romania con una media europea che si attesta al 37%. Ultimi quindi nella classifica dei 28 anche nel caso dell’ingresso della Turchia in Europa.

Se rivolgiamo lo sguardo alle imprese, solo il 12% ha titolari in fascia di età tra i 25 e 34 anni. In buona sostanza abbiamo il primato negativo di laureati e al tempo stesso i nostri giovani non dimostrano grande propensione nel fare impresa.

Vi è quindi un vuoto di istruzione superiore che aggiunto ad un forzato vuoto occupazionale di tipo tradizionale, porta in avanti l’inizio di ogni attività non solo lavorativa. Irrilevanti in termini numerici, perchè un’esigua minoranza, le storie di tanti nostri giovani connazionali occupati e apprezzati per le loro capacità nei centri di ricerca e nelle multinazionali di mezzo mondo.

Nel nostro Paese non vi è certo carenza di intelligenze e creatività dei nostri giovani, ma pare sia venuto meno l’entusiasmo, la voglia e spesso la necessità di rischiare, alle quali aggiungerei quella “fame del dopo guerra” che ha fatto grande l’Italia.

Obbiettivo prioritario quindi è quello di migliorare il grado di istruzione, facilitando con politiche più efficaci l’avvio di nuove imprese da parte dei giovani, ma al tempo stesso educare i nostri ragazzi ad affrontare con coraggio una realtà economico sociale completamente nuova, ma non per questo altrettanto entusiasmante.

Enrico Mattinzoli (30.05.2015) 

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